Vosne Romanee Les Violettes 2020
AOC Vosne-Romanèe
l Domaine Clerget, con i suoi 6 ettari di vigneti, è situato nella Côte de Nuits tra Chambolle-Musigny, Morey-St-Denis, Vougeot e Vosne-Romanée. Christian e Isabella Clerget, dal 2015 insieme anche alla figlia Justine, coltivano e vinificano il loro Pinot Nero portando così avanti una tradizione familiare di generazioni. La filosofia del domaine è semplice: la qualità del vino si fa in vigna. Nel 2007 hanno ottenuto la certificazione biologica che va a sostegno della loro filosofia agronomica. Sono difatti del pensiero che gli interventi in vigna vadano fatti in maniera preventiva e non curativa. Lesperienza nellosservazione della pianta e la perfetta conoscenza delle proprie vigne sono indispensabili al conseguimento di una corretta interpretazione dellannata. Con la ricerca di bassi rendimenti, di bei frutti con chicchi maturi e sani si promettono vini dritti e puri, equilibrati, di tessitura profonda e con un grande potenziale di invecchiamento.
La descrizione del sommelier
Colore Rosso rubino. Profumo Al naso aromi di frutti rossi come ribes e ciliegia, accompagnati da note speziate. Sapore Al palato il vino risulta elegante e persistente.Abbinamenti
Carne
selvaggina
formaggi
maiale

€ 170.00
Produttore | Christian Clerget |
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Denominazione | AOC Vosne-Romanèe |
Definizioni | Biologico |
Vitigno | Pinot Noir |
Gradazione | 14,5% Vol. |
Formato | Standard (0.75 lt) |
Descrizione produttore
Christian Clerget: Il mio tipo di Borgogna
Nel libro “Vini e terre di Borgogna”, Camillo Favaro e Giampaolo Gravina forniscono questa descrizione di Christian Clerget:
“L’apparente semplicità nasconde un uomo autentico e senza fronzoli, in cui la vena riflessiva convive con un atteggiamento concreto e positivo, sempre disponibile e sorridente. La sua passione per il rugby e ancor più per la montagna (specie l’Himalaya e le Ande, dove è già stato e dove sogna di tornare ancora) sono indizi di un gusto spartano, ispirato a un profondo rispetto per la natura. Tesi ed essenziali anche i suoi vini, che ne esprimono fedelmente il carattere.”
Christian Clerget, che lavora con la moglie Isabelle e la figlia Justine, coltiva sei ettari di vigneto in appezzamenti scelti della Cote de Nuits: a Chambolle-Musigny, Morey-Saint-Denis, Vosne-Romanée, Vougeot, oltre a una parcella del Grand Cru Echézeaux.
Il loro obiettivo è quello di produrre un vino più puro e naturale possibile, con sincero rispetto per ogni singolo climat nei vigneti che hanno un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Le vigne sono coltivate seguendo principi organici ispirati alla semplicità e al buon senso: potatura corta, vendemmia verde, diradamento a mano, aratura del terreno e raccolta a mano. Le uve vengono raccolte al culmine della maturazione e mai oltre. Ogni grappolo viene selezionato in vigna e di nuovo su un tavolo di cernita in cantina.
Le uve vengono diraspate totalmente o in parte e fermentate per 2-3 settimane in tini di acciaio, con follature e rimontaggi giornalieri e interventi minimi. Il vino viene successivamnete affinato in botti di rovere per 18 mesi durante i quali si svolge la fermentazione malolattica. L’imbottigliamento avviene senza effettuare chiarifiche e senza filtrare i vini.
Clerget produce un bianco di pregio, il Morey-Saint-Denis Les Crais, anche se il domaine pone l’accento sui rossi che sono schietti, puri ed equilibrati, con tessiture fini al palato e un eccellente potenziale di invecchiamento.
Ora, non sono il tipo che naviga con nonchalance tra i grands crus (se lo fossi, un primo porto di approdo sarebbe il Clerget Echézeaux). Del resto, neanche i premier crus sono proprio la mia partita (se lo fossero, punterei certamente verso Clerget Vougeot “Les Petits Vougeots” o Chambolle-Musigny “Les Charmes”). No, ma dopo una lunga esperienza con la Borgogna che comprende almeno occasionalmente assaggi del più grande dei grand e i primi della classe tra i premier, mi sono concentrato sul meglio della categoria che porta semplicemente il nome del village.
Un bell’esempio è il Clerget Chambolle-Musigny 2017 che deriva da sette diversi appezzamenti all’interno della denominazione. Mentre lo annusavo e lo sorseggiavo a cena ieri sera, continuavo a pensare tra me e me: questo è il mio tipo di Borgogna, puro piacere senza fronzoli.