LUPICAIA --Magnum-- 1998
Toscana IGT
E' il vino di punta dell'Azienda, o meglio il vino che ha fatto conoscere l'azienda nel mondo. Il suo nome trae origine dall'omonimo ruscello dove tradizionalmente si avvistavano i lupi. Il Lupicaia nasce dall'attenzione e dalla cura posta in tutti i processi della sua produzione, come la selezione manuale dei migliori grappoli e l'invecchiamento nelle botti di legno.
La descrizione del sommelier
Al naso il vino si presenta con aromi di ribes, una balsamica mineralità e sentori di spezie. E' un vino rosso corposo, affinato in barriques nuove d'Allier, ricco e strutturato: un vino da invecchiamento e meditazioneAbbinamenti
Carne grigliata, piatti ricchi di funghi, carne con salsa di cioccolata e formaggi stagionati.

€ 500.00
Produttore | Soc. Agr. Castello del Terriccio |
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Denominazione | Toscana IGT |
Vitigno | Cabernet Sauvignon 85%, Merlot 10%, Petit-Verdot 5% |
Gradazione | 14,0% Vol. |
Formato | Magnum (1.5 lt) |
Descrizione produttore
In questo territorio collinare la viticoltura risale ai tempi degli Etruschi, che tra l’800 e il 500 a.C. dominavano questo tratto di Toscana dediti soprattutto all’estrazione mineraria, ma è al Medioevo che ci riportano le rovine del castello di Doglia, detto del Terriccio. Strategicamente posizionato in cima alle colline, esso aveva funzione di torre di segnalazione e protezione per gli abitanti delle pianure che all’avvistamento delle vele saracene vi accorrevano per trovarvi rifugio.Negli anni ’80, durante gli scassi per piantare i primi vigneti di Lupicaia, è stato ritrovato nel terreno un reperto raffigurante il sole etrusco e da quel momento è stato utilizzato in forma stilizzata come logo aziendale.
Castello del Terriccio ha dunque una storia millenaria. Tra il Duecento e il Trecento, il vescovo di Pisa, nipote di papa Bonifacio VIII, in nome della Chiesa Romana concesse in enfiteusi la Tenuta ai conti Gaetani. Alla fine del Settecento, rimasto senza eredi quel ramo della famiglia Gaetani, il Terriccio fu acquistato dai principi Poniatowski, emigrati dalla Polonia, ai quali la proprietà appartenne fino alla prima metà del ‘900. I Poniatowski trasformarono la realtà fortificata del castello in un’attività agricola: di qui la costruzione della fattoria per organizzare la produzione di grano, olive e uva, la realizzazione della cantina aziendale e degli altri fabbricati e casali.